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1. La contabilità aziendale

PREMESSA

Chi gestisce la contabilità di un’impresa lo fa perché alla fine di ogni anno di gestione ha bisogno di conoscere due cose fondamentali relative alla sua impresa:

  • quanto vale l’impresa;

  • se alla fine di un anno di attività c’è un utile o una perdita.

Per trovare una risposta alla prima domanda il contabile deve calcolare quanto denaro c’è in cassa, quanto c’è in banca, se ci sono degli assegni da incassare, quanto valgono i beni posseduti come fabbricati, merci in magazzino, automezzi, mobili, quanti sono i crediti da riscuotere cioè fatture e cambiali, ecc.. Deve cioè calcolare le cosiddette attività: i beni di cui l’impresa ha la proprietà e quello che l’impresa deve avere (crediti).

Poi deve calcolare le passività: quello che l’impresa deve dare, ossia i debiti: verso i fornitori, verso lo Stato per l’IVA e le altre imposte da pagare, verso le banche (ad esempio i mutui da pagare), verso gli istituti previdenziali, ecc. Dopodiché fa una semplice operazione: totale attività (detto patrimonio lordo) meno totale passività e ottiene il c.d. patrimonio netto, cioè quanto vale contabilmente l’impresa. Il patrimonio netto è in realtà un valore composto da diverse parti, ossia: il patrimonio iniziale - i prelevamenti effettuati dal titolare + l’utile di esercizio (oppure - la perdita di esercizio).

Per mostrare e far capire a tutti i calcoli che ha fatto, il contabile usa un prospetto, detto Stato Patrimoniale, diviso in due sezioni:

  • a sinistra elenca le attività con a fianco il loro valore e quindi calcola l’attivo (il totale delle attività);

  • a destra elenca le passività con a fianco il loro valore e quindi calcola il passivo (il totale delle passività)

e infine scrive il patrimonio netto.

Con questo prospetto, che viene fatto regolarmente al 31/12, si fotografa il patrimonio aziendale finale cioè viene mostrata la composizione del patrimonio aziendale e si quantifica il patrimonio netto cioè il valore contabile dell’impresa alla fine di un anno di gestione.
Il contabile così risponde alla prima domanda (anche se in maniera ancora approssimativa); ma per rispondere alla seconda domanda (qual'è il reddito di esercizio, ovvero il risultato economico di un anno di gestione è un utile o una perdita?) come fa?
Posto che l’utile o guadagno è dato dalla formula: ricavi – costi = utile (ciò naturalmente se i ricavi sono maggiori dei costi, altrimenti c’è una perdita), il contabile usa un prospetto chiamato Conto Economico, dove:

  • a sinistra mette tutti i costi relativi all’anno trascorso (i c.d. i componenti negativi di reddito: costi di acquisto di merce, interessi passivi, spese di luce, telefono, fitti passivi, imposte, retribuzioni del personale, ecc.);

  • a destra mette tutti i ricavi relativi allo stesso anno (i c.d. componenti positivi di reddito: ricavi per la vendita di merce, interessi attivi, ecc.).

Fatto questo, fa la differenza tra totale ricavi e totale costi: se il totale dei ricavi è maggiore del totale dei costi si ha un utile, viceversa si ha una perdita.
Quindi, con questi due prospetti (Stato Patrimoniale e Conto Economico) il contabile riesce a rispondere alle due domande chiave che si era posto all’inizio.
Affinché il contabile possa tenere il conto di tutte le voci che si trovano nello Stato Patrimoniale e nel Conto Economico, registrare le variazioni di queste voci durante l’anno, sapere alla fine dell’anno quanto c’è in cassa, quanti costi, quante cambiali, assegni, quanti crediti, quanti debiti, ecc. si utilizza il c.d metodo della partita doppia.

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SITUAZIONE PATRIMONIALE DI UN'IMPRESA X AL 31/12

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Totale attività - Totale passività = Patrimonio netto finale (totale a pareggio = totale passività + patrimonio netto finale).

Le voci scritte in grassetto presenti nel prospetto della Situazione Patrimoniale, sono valori finanziari (cioè che possono essere espressi solo in moneta), tutti gli altri sono valori economici.

Il Patrimonio netto finale (cioè al 31/12, ossia alla chiusura dell'esercizio) è un valore composto derivato, dato cioè dalla somma algebrica dei suoi componenti. Esso ci dice in sintesi quanto vale l'azienda. Il patrimonio netto però è un valore contabile, ossia un valore su "carta"; il valore reale spesso è diverso: se infatti si acquista un'azienda si dovrà pagare anche il fatto che è un'azienda avviata e funzionante, conosciuta, organizzata, con un giro d'affari: il c.d. avviamento.

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STATO PATRIMONIALE DI UN'IMPRESA X AL 31/12

Che differenza sussiste tra Situazione Patrimoniale e Stato Patrimoniale?

Nella Situazione Patrimoniale, che è un prospetto informale a uso interno, le voci possono non avere un ordine preciso. Lo Stato Patrimoniale, invece, è un prospetto obbligatorio previsto dal Codice Civile per le società, dove le voci sono raggruppate secondo un ordine preciso e non modificabile. Nel caso di impresa individuale, lo Stato Patrimoniale potrebbe essere come il seguente:

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Come si nota, la sostanza è la stessa; cambia solo la presentazione, che è più precisa e formale. 

In questo Stato Patrimoniale le classi dell'attivo sono:

  • immobilizzazioni

  • attivo circolante

  • ratei e risconti attivi

Invece, le classi del passivo sono:

  • debiti

  • fondi per rischi e oneri

  • debiti per TFR

  • ratei e risconti passivi

  • patrimonio netto

Le voci "fondi ammortamento" e "fondi svalutazioni" non sono classi ma sonosolo delle rettifiche di voci dell'attivo qui inserite per maggior chiarezza.

Gli elementi del patrimonio si classificano in vari modi:

  • secondo il segno: in attività e passività

  • secondo la destinazione: immobilizzazioni (sono i beni destinati a rimanere nell'azienda per lungo tempo) e attivo circolante (sono i beni destinati a rimanere nell'azienda per breve tempo). L'attivo circolante comprende le rimanenze di magazzino, i crediti e le disponibilità liquide

  • secondo il modo in cui possono essere espressi: valori finanziari (che possono essere espressi solo in moneta, ossia denaro, assegni, cambiali, crediti, debiti, ratei) e valori economici (rimanenze, immobilizzazioni e relativi fondi ammortamenti, risconti, parti del patrimonio netto).

 

 

IL PATRIMONIO AZIENDALE

A questo punto è possibile dare una definizione di patrimonio aziendale, il quale è costituito da:

  1. l'insieme dei beni (investimenti e disponibilità) a disposizione di diritto e di fatto del soggetto aziendale

  2. le fonti di finanziamento necessarie per svolgere l'attività aziendale: finanziamenti di capitale proprio, conferiti cioè dal proprietario o dai soci più finanziamenti di capitale di credito, prestate cioè dai terzi. Nel nostro esempio, il capitale di credito è costituito da passività consolidate, cioè a medio-lungo termine (mutui passivi, debiti per TFR) e passività correnti, cioè a breve termine (banca c/c passivo, debiti v/ fornitori, fatture da ricevere, debiti diversi, cambiali passive, debiti tributari, debiti v/ istituti previdenziali, ratei passivi, risconti passivi, fondo per imposte)

Nel prospetto previsto dal codice civile (obbligatorio per le Spa e per le Srl) le poste del bilancio sono raggruppate in:

  • classi (lettere maiuscole: A, B, C, D, E)

  • sottoclassi (numeri romani: I, II, III, IV)

  • voci (numeri arabi: 1, 2, 3, 4...)

  • sottovoci (lettere minuscole: a, b, c, d...)

Nel caso di azienda individuale le parti del patrimonio netto sono:

  • patrimonio netto iniziale

  • prelievi del titolare

  • titolare c/ ritenute subite

  • utile (o perdita) di esercizio

Nel caso di Spa le parti principali del patrimonio netto sono:

  • patrimonio (o capitale) sociale

  • riserva legale

  • riserve statutarie

  • riserva sovraprezzo azioni

  • utile (o perdita) di esercizio

  • utili (o perdite) di esercizi precedenti

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CONTO ECONOMICO DI UN'IMPRESA X AL 31/12

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Totale ricavi - Totale costi = Utile di esercizio (totale costi + utile di esercizio = totale a pareggio)

I valori inseriti nel Conto Economico sono ovviamente tutti valori economici.
Nel bilancio ufficiale il C.E. può assumere una forma diversa. Anziché i costi a sinistra e i ricavi a destra (c.d. a sezioni contrapposte: forma orizzontale) può presentare sopra i ricavi e sotto i costi (c.d. a sezioni sovrapposte: forma verticale).
L’insieme delle operazioni, tra loro coordinate e collegate, svolte per raggiungere gli obiettivi dell’azienda, è detta gestione. E’ suddivisa in periodi di durata annuale detti esercizi. Può essere analizzata sotto diversi aspetti:

  • aspetto tecnico (relativo alla trasformazione materiale e/o alla trasformazione nello spazio e nel tempo);

  • aspetto economico (riguardante i costi sostenuti e i ricavi conseguiti);

  • aspetto finanziario (relativo alle variazioni dei valori finanziari cioè alle uscite-entrate finanziarie e all’aumento o diminuzione di crediti e debiti).

Il risultato economico della gestione di un esercizio è detto reddito di esercizio e può essere positivo (utile di esercizio) o negativo (perdita di esercizio). Si determina per mezzo del Conto Economico come differenza tra i ricavi e i costi relativi all’esercizio. Se i ricavi sono maggiori dei costi il reddito è positivo (utile). Se invece i costi sono maggiori dei ricavi il reddito è negativo (perdita).

Questo procedimento non solo determina il reddito di esercizio ma spiega anche come si è arrivati a ottenere questo risultato. Il reddito di esercizio risulta sia nello Stato Patrimoniale sia nel Conto Economico. Nella pratica operativa prima si determina il reddito di esercizio per mezzo del Conto Economico e poi lo si riporta nello Stato Patrimoniale.
Il costo è la spesa che l’azienda deve sostenere per procurarsi i fattori produttivi. E’ misurato dalla quantità di mezzi monetari necessari per l’acquisto.
Il ricavo è quello che si ottiene dalla vendita di beni e/o servizi. E’ misurato dai mezzi monetari ottenuti in cambio dei beni e/o servizi ceduti.

Ma i costi non sono tutti uguali. Si distinguono:

  • Costi di esercizio: sono i costi sostenuti per acquistare beni e servizi acquistati e utilizzati/rivenduti nello stesso esercizio/anno.

  • Costi pluriennali: sono i costi sostenuti per acquisire i fattori produttivi di lunga durata come i macchinari, gli automezzi, i brevetti, i costi di impianto, ecc. (i costi di impianto sono costi pluriennali immateriali, ossia costi di costituzione dell’impresa (notaio, commercialista), costi di allacciamento luce, acqua, telefono ecc.). Sono chiamati anche immobilizzazioni. L’insieme delle immobilizzazioni costituisce il c.d. capitale fisso o attivo immobilizzato. Il valore dei costi pluriennali viene alla fine di ogni anno rettificato indirettamente scrivendo nel relativo Fondo ammortamento il valore "consumato" nell’esercizio. Risultano nelle attività dello Stato Patrimoniale. La parte di costo pluriennale competente all’esercizio ("consumata" cioè nell’esercizio) è detta quota di ammortamento e risulta tra i costi di esercizio nel Conto Economico.

  • Costi futuri (o presunti): sono quelli che si riferiscono a beni o servizi già utilizzati ma non ancora pagati.

  • Costi sospesi (o anticipati): sono i costi relativi a fattori produttivi già pagati ma non utilizzati o rivenduti entro l’esercizio (ad esempio le rimanenze al 31/12 di merci, materie prime, materiali di consumo, risconti attivi).

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